Vaccino, in arrivo una terza dose? Cosa dicono gli esperti

Dopo che l’Isreaele ha dato via libera alla somministrazione della terza dose di vaccino, anche l’Italia potrebbe seguire la stessa strada. 

L’ultima questione sul fronte vaccini riguarda l’eventualità di una terza dose. L’ipotesi sembra prendere sempre più piede in Italia, mentre in Israele il presidente israeliano Isaac Herzog, 60 anni, e la moglie Michal, sono state le prime persone a ricevere la terza dose del vaccino contro Covid-19. A riportare la notizia sono stati i media locali, che hanno pubblicato le foto scattate al capo dello Stato durante la somministrazione del vaccino. A dare via libera, ieri, è stata la Commissione di esperti del ministero della Salute israeliano. Così, in serata, il primo Ministro Naftali Bennet, ha ufficializzato l’avvio della somministrazione del nuovo richiamo alle persone con più di 60 anni e che sono state vaccinate più di 5 mesi fa.

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Israele diventa così il primo Paese a somministrare la terza dose di vaccino ai suoi cittadini su larga scala. E in Italia? L’opzione di valutare la somministrazione di una terza dose sembra essere stata orientata dalla diffusione della variante Delta e dall’aumento dei contagi, che torna nuovamente a fare paura. Anche alcuni studi, che dimostrerebbero l’inefficacia del vaccino Pfizer dopo un certo periodo di tempo, sembrano aver avvalorato questa tesi su cui, però, rimangono le incertezze.

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Un dibattito aperto

Sulla terza dose il dibattito è ancora aperto, dal momento che manca tutt’ora lo studio definitivo sulla durata degli effetti dei vaccini, nonostante la citata analisi della stessa azienda Pfizer che ha valutato a 6 mesi la durata della protezione contro il Covid. “Sulla terza dose c’è un po’ di indecisione. Non ci sono ancora delle evidenze talmente forti da poter dire che faremo una terza dose a tutti. Probabilmente le persone immunodepresse potranno essere rivaccinate con un richiamo, il Cts si è espresso in questo senso. Quanto alle persone fragili e anziane c’è una discussione anche in ambito europeo ma ancora non si è arrivati a una decisione”, ha commentato il Direttore generale del dipartimento di prevenzione presso il Ministero della Salute Giovanni Rezza. 

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