La riforma fiscale del governo Draghi lascia l’amaro in bocca: ecco cosa accadrà al tanto sperato taglio dell’IRPEF.
Dopo una lunga battaglia nel Consiglio dei ministri è stata finalmente approvata una bozza della riforma fiscale, un requisito obbligatorio nei confronti dell’Unione Europea. I fondi del recovery sono legati proprio ad un miglioramento non solo dei conti pubblici, ma anche alla sostanziale rivoluzione del sistema fiscale e di quello contributivo.
Il risultato è un compromesso, reso quasi inevitabile dall’eterogenità delle forze politiche che compongono l’attuale maggioranza. L’accordo prevede alcuni cambiamenti positivi, spinti da aziende e società, ma lascia l’amaro in bocca alla larga parte dei contribuenti italiani che speravano in un taglio delle tasse soprattutto per la fascia media, quella che lascia il contributo totale maggiore allo stato.
Il ministro dell’Economia Daniele Franco ha elencato le misure nella recente audizione parlamentare davanti le commissioni riunite di Finanze di Camera e Senato, introducendo tutte le novità approvate in Cdm.
Riforma fiscale, addio all’IRAP, no alla patrimoniale
Entrando nello specifico, i fondi a disposizione sono di circa 3 miliardi di euro, stanziati grazie all’ultima legge di Bilancio. Non ci sarà un riforma a deficit visto che questa graverebbe troppo sulle casse dello stato. Per questo saranno privilegiati interventi a costo zero. Questa è una delle ragioni per cui gli interventi strutturali dovranno essere spostati ad un secondo momento, quando saranno disponibili ulteriori risorse.
La maggiore novità riguarda l’IRAP, che sarà abolita. L’imposta regionale sulle attività produttive è uno dei balzelli più odiati dagli imprenditori, ma finalmente sparirà e sarà assorbita nell’IRES, l’imposta sui redditi delle società. Il mancato importo sarà compensato dai 3 miliardi disponibili. Si tratta di un cambiamento epocale perché fino ad oggi l’IRAP non veniva calcolata sugli utili.
Il ministro Franco ha smentito poi qualsiasi tipo di tassa patrimoniale. I costi aggiuntivi causati dal Covid-19 non saranno compensati con un prelievo forzoso dai conti correnti, come accadde nel 1992 durante il governo Amato.
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Novità anche per il cuneo fiscale, il costo del lavoro basato su tasse contributi sociali. Il governo sta studiano come attenuare le aliquote marginali e medie, quelle più elevate, ma vanno trovati i fondi, per questo si sta pensando di utilizzare la parte restante del cashback non sfruttata, circa 1,5 miliardi.
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Doccia fredda invece per l’Irpef, che non sarà toccata: purtroppo attualmente mancano le risorse e la riforma fiscale, che interessa soprattutto il ceto medio, potrebbe slittare direttamente al 2022, a patto che vengano trovati nuovi fondi da utilizzare.