Tokyo 2020 perde tutti i suoi investitori. A cominciare da Toyota, tutte le aziende giapponesi che avevano investito nei giochi non vogliono che il loro nome sia associato alle Olimpiadi che nessuno vuole.
Il clima intorno a Tokyo 2020 non potrebbe essere più teso. Oltre a tutti i problemi di organizzazione che il governo ha dovuto gestire, all’emergenza Covid e ai miliardi di yen spesi per mettere in piedi questa sfortunatissima edizione delle Olimpiadi, il Giappone si ritrova di fronte a un altro grosso problema: i giapponesi non vogliono le Olimpiadi. Secondo una statistica, il 68% della popolazione giapponese non vede di buon occhio i giochi e accusa il governo di non aver saputo gestire l’emergenza Covid.
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Tutta questa negatività verso l’evento è stata aumentata dalla decisione di far svolgere i giochi senza pubblico, cosa che ha indispettito ulteriormente i giapponesi. Durante l’organizzazione delle Olimpiadi, prevedendo un alto numero di turisti, erano state alzate le tariffe di ingresso alle tangenziali, ma nonostante la decisione di non far presenziare il pubblico, questi aumenti non sono stati revocati. Il malcontento è talmente forte che molte aziende sponsor di Tokyo 2020 hanno deciso di ritirarsi. Toyota, primo sponsor delle Olimpiadi di Tokyo 2020, con un investimento di 835 milioni di dollari, ha dichiarato di non voler mandare in onda gli spot registrati dall’azienda con gli atleti olimpici e di non volere che il suo marchio sia affiancato a quello delle Olimpiadi. A rimarcare la posizione dell’azienda automobilistica il fatto che l’amministratore delegato dell’azienda, Akio Toyoda, si è rifiutato di presenziare alla cerimonia d’apertura.
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La fuga degli sponsor
La cattiva gestione dei giochi e il malcontento che ha generato nella popolazione giapponese ha portato molte altre aziende del Sol Levante a ritirare i propri spot. Seguendo il gesto di Toyota, anche altre 60 grandi aziende giapponesi e molte delle 68 aziende internazionali che sponsorizzano le olimpiadi, stanno ritirando i propri spot pubblicitari per paura del ritorno mediatico delle Olimpiadi. Tra questi sponsor in fuga figurano: Panasonic, Coca-Cola, Alibaba, Airbnb, Intel, Omega, Visa e Samsung.
Ognuna di queste aziene ha pagato un minimo di 200 milioni di dollari per avere il proprio marchio vicino a quello delle Olimpiadi, ma il ritorno delle complicazioni mediatiche di Tokyo 2020 e la cattiva pubblicità associata potrebbero farne perdere anche di più.