Rivoluzione in arrivo per i professionisti: dopo oltre 10 anni tornerà in vigore la tariffa minima per la prestazione.
Si parla quindi di un ritorna al passato, che cancellerebbe con un colpo di spugna la controversa norma approvata nel 2012 dal governo Monti che portò proprio all’abolizione del minimo tariffario per i professionisti. L’obiettivo, mai raggiunto, era quello di far equilibrare autonomamente il mercato, ma che al contrario ha portato a delle vere e proprie aberrazioni.
Basti pensare ai vari bandi pubblici emessi nel corso degli anni in cui venivano richieste prestazioni professionali a titolo gratuito, ma anche dei ribassi sotto il livello di dignità.
Si è però votato per il cambiamento. Dopo l’approvazione in commissione Giustizia della Camera dei deputati, ora il ritorno dell’equo compenso passerà per le aule del Parlamento. Si tratta di un provvedimento molto sentito dalle associazioni professionali , che però chiedono una normativa che sia chiara, trasparente ed applicabile in qualsiasi contesto.
Questa svolta potrebbe coinvolgere tutti i liberi professionisti, anche quelli che non fanno parte degli ordini e sarà applicabile a chi svolge una prestazione d’opera intellettuale, così come previsto dall’articolo 2230 c.c.
La prestazione può avvenire anche in forma associata o societaria ed in favore di imprese bancarie e assicurative, di società veicolo di cartolarizzazione, nonché delle loro società controllate, mandatarie e delle imprese che nell’anno precedente al conferimento dell’incarico hanno occupato alle proprie dipendenze più di 50 lavoratori o hanno avuto ricavi annui superiori a 10 milioni di euro. Questo significa che le piccole e medie imprese rimarrebbero fuori dal perimetro normativo e quindi potrebbero non ricadere nell’applicazione del tariffario minimo.
Questa distorsione, come spiega il presidente della commissione Giustizia, Calderone, provocherebbe danni a chi invece effettua prestazioni verso liberi professionisti e piccole aziende e per questo è in atto lo studio di un emendamento che estenda l’applicazione a qualsiasi realtà economica.
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Ma come verrebbero applicate? I parametri ministeriali devono essere aggiornati con cadenza biennale, seguendo le proposte dei consigli nazionali degli ordini, a cui spetta anche le eventuali sanzioni per chi non dovesse rispettare il tariffario. Il compenso deve essere sempre giusto, equo e proporzionato alla prestazione richiesta.
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Le imprese possono comunque adottare delle convenzioni concordate con gli ordini, nel caso in cui si raggiunga un accordo. In caso di contrasto è il giudice che deve accertare il compenso non equo e quindi rideterminarlo e condannare quindi il cliente al pagamento della differenza, oltre che di un indennizzo che puo corrispondere fino al doppio della differenza.
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