La proposta di Confindustria prevede l’obbligo di Green Pass anche per i lavoratori, pena lo stipendio.
No vax, no work. Tradotto: nessun vaccino e nessun lavoro. Di conseguenza, niente stipendio. La proposta choc arriva da Confidustria. A svelare i retroscena è Il Tempo, che ha riferito l’ipotesi contenuta in una mail interna inviata dal direttore generale Francesca Mariotti ai direttori del sistema industriale. “Il quadro pandemico torna a registrare in questi giorni un incremento dei contagi, associato al diffondersi, in Europa e in Italia, di varianti del virus particolarmente aggressive. Gli strumenti di contenimento della pandemia più evoluti risulteranno fondamentali per evitare la reintroduzione di misure restrittive delle libertà personali e per lo svolgimento delle attività economiche“, sarebbe il contenuto dell’email pubblicata dal quotidiano.
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Nelle righe successive, l’appello alla responsabilità si trasforma in un’imposizione più marcata: “Nonostante la campagna vaccinale nazionale abbia registrato finora un buon andamento, numerose imprese associate hanno segnalato la presenza di percentuali consistenti di lavoratori che scelgono liberamente di non sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid19, esponendo di fatto ad un maggior rischio di contrarre il virus se stessi e la pluralità di soggetti con cui, direttamente o indirettamente, entrano in contatto condividendo in maniera continuativa gli ambienti di lavoro”. Al fine di tutelare i lavoratori e lo svolgimento dei processi produttivi nel pieno rispetto delle libertà individuali, Confindustria avrebbe proposto l’estensione dell’utilizzo delle certificazioni verdi per accedere ai contesti aziendali e lavorativi, avviando interlocuzioni con il governo ai fini di una soluzione normativa in tal senso.
L’irrigidimento dei protocolli viene direttamente dal modello francese. Dopo che Macron ha introdotto l’obbligo del Green Pass per accedere a bar ed esercizi, anche l’Italia ha ipotizzato un’introduzione del certificato per poter svolgere attività quotidiane e sociali. Possedere il green pass, e quindi esser sottoposti al doppio vaccino, diventerebbe quindi un obbligo del lavoratore, imprescindibile per l’ingresso nei luoghi di lavoro e/o lo svolgimento delle mansioni lavorative dei vari soggetti. In caso contrario, questa l’ipotesi di Confindustria, “il datore di lavoro, ove possibile, potrebbe attribuire al lavoratore mansioni diverse da quelle normalmente esercitate, erogando la relativa retribuzione. Qualora ciò non fosse possibile, il datore dovrebbe poter non ammettere il soggetto al lavoro, con sospensione della retribuzione in caso di allontanamento dell’azienda”.
L’ipotesi di Confindustria
In sostanza, per tutelare i lavoratori Confindustria pensa a rendere obbligatorio il green pass per i dipendenti. Nel caso in cui questi ne siano sprovvisti, potrebbero essere spostati ad altra mansione o addirittura sospesi, con conseguenze sulla retribuzione. Nel testo si legge anche che “l’esibizione di un certificato verde valido dovrebbe rientrare tra gli obblighi di diligenza, correttezza e buona fede su cui poggia il rapporto di lavoro”.
Il no della Cigl
Una proposta bocciata dal Presidente della Camera Roberto Fico che ha dato un secco no alla proposta con poche parole: “Non sono d’accordo”. Un rifiuto arriva anche dal segretario della Cgil Maurizio Landini: “In questo anno di pandemia i lavoratori sono sempre andati in fabbrica in sicurezza, rispettando i protocolli e le norme di distanziamento. Non sono le aziende che devono stabilire chi entra e chi esce”, ha riferito in un’intervista a La Stampa definendo la proposta di Confindustria una forzatura.
“Certamente una scelta di questo tipo la può compiere solo il governo. I lavoratori sono stati i primi, durante la pandemia, a chiedere sicurezza arrivando addirittura allo sciopero per ottenerla. Io mi sono vaccinato e sono perché tutti si vaccinino. Ma qui, diciamolo, siamo di fronte a una forzatura. Non va mai dimenticato che i lavoratori sono cittadini e hanno i diritti e i doveri di tutti i cittadini. Confindustria, piuttosto, si preoccupi di far rispettare gli accordi contro i licenziamenti”, ha concluso il leader della Cgil.