L’Italia si è piazzata saldamente al terzo posto in Europa per dispersione scolastica. Troppi i giovani italiani che abbandonano gli studi con la licenza media.
Il 2020 è stato un anno problematico sotto molti punti di vista per la scuola. La pandemia, la didattiva a distanza e l’isolamento non hanno certo aiutato l’apprendimento da parte dei giovani, ma il trend negativo dell’abbandono degli studi in Italia è qualcosa che va avanti già da tempo e che la pandemia ha solo accentuato. Nel 2020 sono stati 543.000 giovani ad abbandonare la scuola con la sola licenza media, circa il 13,1% dei gionani tra i 18 e i 24 anni, un record negativo che ci pone al terzo posto in Europa, dopo Spagna (16%) e Malta (16,7%), mentre la media UE è del 10,2%.
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Il fenomeno dell’abbandono degli studi ha radici variegate, per la maggior parte culturali, sociali ed economiche. I ragazzi che provengono da un ambiente svantaggiato e/o famiglie con basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di fermarsi prima di aver conseguito il diploma. In alcuni altri casi l’abbandono degli studi è provocato dall’insoddisfazione per l’offerta formativa. Secondo i dati il sud è il più colpito da queso fenomeno, in particolare Sicilia (19,4%), Campania (17,3%) e Calabria (16,6%).
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Dati alla mano, i numeri del fenomeno della dispersione scolastica sono 8 volte superiori a quelli della “fuga dei cervelli”. Sono circa 68.000 i giovani con livello di istruzione medio alto che vanno all’estero ogni anno per ragioni di lavoro. Il fenomeno della dispersione scolastica ha delle forti incidenze sul mercato del lavoro. Le azionende infatti stanno facendo molta fatica a trovare operai specializzati, sempre più richiesti nele aziende moderne, e la situazione non può che andare a peggiorare nei prossimi anni, visto che la rivoluzione digitale porterà a cercare nelle industrie figure sempre più specializzate. Secondo Unioncamere, delle un milione e 280mila assunzioni previste tra luglio e settembre 2021, più del 31% saranno difficili da trovare: circa 400.000 posizioni lavorative inevase.
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