Il governo ha approntato nuovi strumenti di sostegni ai precari. Sono previsti fino a 1200 euro per gli esclusi dalla cassa integrazione.
L’apertura di nuovi ammortizzatori sociali serve per compensare e correre in aiuto di tutte quelle categorie di lavoratori che non hanno potuto usufruire della CIG. L’obiettivo è di garantire chi fino ad oggi ha faticato di fronte alla crisi del mercato del lavoro causata dal Covid. La pandemia si è innestata in una congiuntura economica già sfavorevole per l’Italia.
Come ha confermato il ministro del Lavoro Andrea Orlando, questa misura andrà ad impattare anche sulle imprese piccole, anche quelle inferiori a cinque dipendenti ed a prescindere dalla tipologia contrattuale applicata.
Il presidente Confapi – Confederazione italiana della piccola e media industria privata- Maurizio Casasco, appoggia l’iniziativa, perché in Italia è fondamentale arrivare ad un unico ammortizzatore sociale universale. Troppe categorie infatti si sono trovate escluse dagli interventi a pioggia di questi ultimi 18 mesi, trovandosi costrette a cercare impieghi ancora precari o interrompendo del tutto l’attività, con conseguenze gravi per il proprio sostentamento.
Il progetto di legge non ha ancora una base delineata, ma al ministero del Lavoro si stanno studiando delle ipotesi. Una di quelle più accreditate è l’innalzamento del massimale dei trattamenti di integrazione salariale, che potrebbe passare ad una quota minima di 1200 euro.
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Non solo, c’è la concreta possibilità che il contratto di espansione venga esteso a tutte le imprese con più di 50 dipendenti e quindi allargato rispetto all’attuale base che lo vede utilizzabile solo per le piccole aziende. Inoltre è prevista una proroga dello stesso fino al 2026. Un parte sarà dedicata al mondo agricolo, dove il precariato è la forma maggioritaria di tipologia di lavoro.
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In questo caso gli operatori agricoli potrebbero ricevere la cassa integrazione, come gli operatori imbarcati sulle navi da pesca. Cambia poi la Naspi, l’indennità di disoccupazione. che non necessiterebbe più delle 30 giornate di effettivo lavoro negli ultimi 12 mesi, mentre sarebbero confermate le 13 settimane negli ultimi 4 anni. La riduzione, inoltre, non partirebbe più dal 4 mese, ma dal sesto. Stessa cosa per l’indennità per i collaboratori, che sarebbe estesa da 6 mesi ad un anno. Infine c’è allo studio un allargamento dei contributi e delle facilitazioni per i lavoratori che si costituiscono in cooperativa.
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