Pensioni, cosa accade dopo Quota 100: le ipotesi

In seguito alla fine della sperimentazione di Quota 100, a fine anno sarà necessario riformare il sistema previdenziale. Il governo ha già messo sul tavolo tre opzioni. Ecco quali sono.

riforma pensioni

La riforma delle pensioni post 2021 è un tema molto caldo in questo periodo. Governo, INPS e sindacati stanno discutendo animatamente per trovare una soluzione a come rimettere in sesto il sistema previdenziale italiano dopo il flop dell’esperimento Quota 100 e l’enorme impiego di risorse che ha generato. La discussione verte in questo momento su tre proposte precise:

  • Quota 41
  • Calcolo contributivo con 64 anni di età e 36 anni di contributi
  • Anticipo della quota contributiva della pensione a 63 anni e 67 per la quota retributiva

Andando nel dettaglio di queste tre proposte proviamo a capire su cose sta vertendo il dibattito e come potrebbe evolversi.

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Quota 41 è una proposta che prevede per i lavoratori di poter andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. La proposta è chiaramente rivolta ai lavoratori precoci che hanno cominciato a lavorare prima dei 19 anni. Le condizioni per poter accedere a Quota 41 sono infatti avere 12 mesi di contributi versati prima del compimento dei 19 anni, 41 anni di contributi maturati e appartenere a una delle 5 categorie tutelate: disoccupati, caregiver, invalidi, lavori usurante e lavori gravosi. La misura sarà poi ulteriormente ristretta alle seguenti categorie:

  • dipendenti e autonomi con invalidità accertata di almeno il 74%
  • dipendenti disoccupati a seguito di licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, e che abbiamo concluso integralmente le prestazioni per la disoccupazione da almeno tre mesi
  • caregiver: ovvero coloro che assistono, al momento della richista e da almeno 6 mesi, il coniuge o il partner di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità
  • lavoratori che svolgono da almeno 6 mesi negli ultimi 7 lavori gravosi o usuranti

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Le altre soluzioni

Come abbiamo già avuto modo di vedere, l’opzione Quota 41 è stata definita troppo costosa dal presidente dell’INPS Pasquale Tridico, che ha stimato il costo della misura a circa 4,3 miliardi di euro nel solo 2022. Le alternative quindi sembrano più sostenibili, a partire dalla soluzione delle pensioni a 64 anni di età anagrafica e 36 anni di contributi.

In alternativa il Governo a messo sul tavolo la possibilità di pensioni con anticipo della quota contributiva a 63 anni, rimanendo con la quota retributiva a 67 anni. Entrame queste soluzioni sono state valutate maggiormente sostenibili dall’INPS, ma c’è ancora molto dibattito tra Governo, parti politiche e parti sociali.

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