Con l’ultimo report dell’INPS, il presidente Tridico ha fatto un quadro generale delle misure durante la pandemia, sottolineando il fallimento di Quota 100 e del Reddito di Cittadinanza.
Per la sua annuale relazione sullo stato di salute dell’INPS, il presidente Pasquale Tridico ha sottolineato come sia necessaria una revitalizzazione del mercato del lavoro per sostenere il sistama previdenziale. Secondo il report, infatti, il mercato del lavoro in Italia è rimasto stagnante, complice anche l’emergenza pandemica, verso cui l’INPS ha avuto un ruolo di primo piano. Tridico sottolinea l’impegno dell’INPS nell’erogare aiuti a milioni di nuovi utenti e attuare operazioni molto diverse in modo massivo e innovativo. La spesa complessiva degli interventi in atto che l’INPS ha dovuto gestire durante l’emergenza è stata di circa 44,5 miliardi di euro, distribuiti a più di 20 milioni di individui, tra beneficiari di contributi a fondo perduto, NASPI, estensioni dei congedi parentali, bonus di vario tipo, reddito di cittadinanza e pensioni.
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La pandemia ha danneggiato soprattutto l’economia reale, colpendo il mercato del lavoro e creando nuove disparità. Gli stipendi medi si sono abbassati da 24.140 euro nell’anno 2019 a 23.091 euro nel 2020. Questo nonostante le misure di assistenza messe in atto negli anni precedenti, che avrebbero dovuto aprire nuove strade al mercato del lavoro, ma si sono rivelate inefficaci. Il Reddito di Cittadinanza è stato un flop nel suo intento di inmettere disoccupati nel mondo del lavoro, visto che due tersi dei 3,7 milioni di beneficiari del Reddito di Cittadinanza non compaiono negli archivi degli estratti conto contributivi negli anni 2018 e 2019, e sono quindi distanti dal mondo del lavoro e probabilmente non immediatamente occupabili.
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Il fallimento del Reddito di Cittadinanza fa pari con quello di Quota 100. Anche in questo caso la misura non ha avuto effetto concreto sul mondo del lavoro, non portanto a quel turn over che ci si aspettava quando la misura è stata messa in atto nel 2018, nonostante l’elevato costo per le casse dello Stato.
Tridico auspica una rapida riforma del sistema previdenziale, ma la proposta di Quota 41, già avanzata dal Governo, è stata bollata dal presidente dell’INPS come “troppo costosa”. Quota 41 richiederebbe, secondo le stime dell’INPS, 4,3 miliardi di euro solo nel 2022, e fino a 9,2 miliardi a fine decennio.
Meno onerose sarebbero le altre due ipotesi: quella che valuta l’età pensionabile a 64 anni con 36 anni di contributi, e l’ultima con 67 anni la quota retributiva e 63 quella contributiva. Quest’ultima costerebbe, secondo Tridico, meno di 500 milioni di euro nel 2022 e un massimo di 2,4 miliardi nel 2029.
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