I fringe benefits si affiancano al normale stipendio e possono essere ricevuti sia in ambito privato che statale: scopriamo cosa sono.
Si tratta di uno strumento spesso fondamentale per una tratttiva di un nuovo rapporto lavorativo o nella ricontrattazione di uno vecchio e possono senza dubbio portare benefici al dipendente. Questi infatti sono tecnicamente dei benefici accessori, degli extra di varia natura che possono essere riconosciuti dal datore di lavoro.
Il loro utilizzo viene regolato da un articolo del codice civile, il 2099 comma 3, che ne disciplina anche la tipologia. Entrando nei particolari possono essere composti, ad esempio, da buoni pasto, ma anche dall’auto aziendale, dal telefono cellulare, portatili o tablet, ma anche eventuali polizze assicurative o sanitarie e perfino da una casa o da azioni dell’azienda.
Questi beni o servizi possono avere un utilizzo differente, a seconda degli accordi con il datore di lavoro. Mentre alcuni possono essere solo ad uso personale, come eventuali stipule mediche, allargabili anche alla famiglia, altri possono essere disciplinati nello specifico, come ad esempio l’automobile. Questo potrebbe avere vincoli di utilizzo solo per lo svolgimento del lavoro, oppure potrebbe rientrare in un accordo ibrido. Quando viene guidata fuori dagli orari di lavoro non vengono riconosciuti gli eventuali rimborsi benzina.
Fringe Benefis, cosa sono e come si dividono
Un classico tra i fringe benefis sono i buoni pasto, che negli anni hanno risolto il problema della mancanza di una mensa aziendale. Nel caso in cui siano in formato elettronico non sono tassati fino a 8 euro. Un altro bene molto utilizzato in azienda è lo smartphone per i dipendenti, ma in questo caso vengono pagate imposte per il 50% dello strumento lavorativo.
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Per quanto riguarda la tassazione, questi benefits concorrono a formare reddito da lavoro dipendente a partire dai 516,46 euro, come confermato dall’articolo 51, comma 3 del Testo Unico sulle Imposte dei Redditi previsto dal Decreto Sostegni del 2021 e non prevedono un tetto massimo di erogazione, liberamente scelto dalla aziende in funzione dell’importanza del dipedente e dalle sue necessità sia lavorative che private.
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Proprio per questo il lavoratore deve valutare le eventuali tassazioni aggiuntive, per capire se conviene ricevere questi benefits dall’azienda o se le eventuali imposte risultano poco convenienti.