I consumatori italiani vincono la class action contro Volkswagen sul dieselgate: i tedeschi dovranno pagare 3mila euro a testa.
Abbiamo tutti in mente lo scandalo che ha scoperchiato il Vaso di Pandora delle omologazioni automobilistiche. Nel 2016 le analisi approfondite effettuate negli Usa hanno confermato un segreto di Pulcinella, quello che tutti sapevano e nessuna diceva: i rilevamenti di labatorio non erano realistici. Ancora di più, la Volkswagen aveva introdotto un software specifico nella centralina delle auto, che riconosceva la tipologia di test abbassando le emissioni dei diesel.
L’effetto è stato devastante per tutta l’industria automobilistica ed ha posto fine al periodo dorato del diesel, additato come eccessivamente inquinante, da mettere al bando subito, nonostante l’effettivo contributo a mantenere basse le emissioni di CO2. Il problema quasi irrisolvibile sono quelle di NOx, gli ossidi di azoto, dichiarati cancerogeni.
Per limitarli servono sistemi sempre più complessi e costosi, che hanno fatto schizzare in alto i prezzi delle auto. L’effetto a cascata è stata l’esplosione delle auto elettriche, il recupero di quelle a benzina e di carburanti alternativi, come GPL e Metano. La Volkswagen si è trovata comunque nel centro del ciclone, subendo miliardi di multe in tutto il mondo e soprattutto una serie di causa intentate da clienti e consumatori, non ultima quella conclusa con successo in Italia
Il Tribunale di Venezia ha infatti accolto la richiesta di risarcimento presentata da Altroconsumo, in rappresentanza di oltre 60mila clienti italiani della casa teutonica. Il giudice ha dato ragione all’associazione e la Volkswagen dovrà pagare a tutti i partecipanti alla Class Action i danni patrimoniali e non patrimoniali.
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Si tratta di 3300 euro a testa, a cui si dovranno aggiungere gli eventuali interessi. Questo naturalmente è valido solo per chi ha acquistato un’auto nuova, mentre per i clienti dell’usato sarà riconosciuto un rimborso pari al 50%, a patto che la compravendita sia stata effettuata tra agosto 2009 e settembre 2015.
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Per l’azienda di Stoccarda si tratta di un esborso superiore ai 200 milioni di euro solo in Italia, calcolando anche tutte le spese legali, ma lo stesso tipo di sentenza sta dilagando anche nel resto d’Europa, tanto che in Germania il risarcimento è arrivato alla mostruosa cifra di 800 milioni di euro.
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