Quota 100 è stato uno dei cavalli di battaglia del governo Conte 1, ma già dalla legislazione successiva non c’era l’intenzione di confermarla.
La misura di Quota 100 voleva essere una nuova forma di pensionamento per permettere ai lavoratori di accedere ad un pensionamento anticipato con 5 anni di anticipo rispetto allo standard della in vigore Legge Fornero. Il cavallo di battaglia del governo 5 Stelle – Lega nel 2018 si prefiggeva l’obbiettivo di mandare più agevolmente in pensione i lavoratori, favorendo in questo modo il turn over del mercato del lavoro e parendo la strada ai giovani disoccupati.
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Quota 100 è la possibilità di andare in pensione a 61 anni con 38 anni di contributi, invece dei 67 anni con 43 anni di contributi della Legge Fornero, proposta contenuta nel contratto di governo firmato da Lega e M5S nel 2018. In questo modo, secondo chi ha promosso e difeso la misura, un numero stimato di circa 360.000 lavoratori sarebbero potuti andare in pensione con 5 anni di anticipo e avrebbero liberato posti di lavoro che sarebbero stati occupati uno a uno da nuovi lavoratori. Il decreto legge che ha introdotto la misura è entrato in vigore il 29 gennaio 2019, mettendo in chiaro come questa fosse una misura sperimentale che sarebbe stata testata per il triennio 2019 – 2020 – 2021. Quindi affiiancando e non sostituendo la legge Forneo, ancora in vigore.
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La misura è stata finanziata tramite la legge di Bilancio del 2019 con un fondo di 3,9 miliardi di euro per il 2019, 8,3 miliardi per il 2020 e 8,6 miliardi per il 2021. Le stime vedevano nel primo anno di vita della misura un totale di circa 290.000 neo pensionati grazie a Quota 100, ma a un anno dalla messa in vigore, la domande presentate sono state solo 229.000 e 150.000 quelle realmente liquidate.
Ad aprile 2020 la Corte dei Conti si è poi pronunciata su Quota 100, riportando che il tasso di sostituzione dopo la misura è stato di appena il 40% rispetto al turn over di 1 a 1 auspicato all’inizio, con un impatto sul’occupazione complessiva di -0,2%.
Una nuova pronuncia della Corte dei Conti sulla spesa previdenziale del 2021 ha sottolineato la necessità di sostituire una misura che sta costando molto allo stato senza dare i risultati sperati. Come ha affermato il Governo, dunque, la sperimentazione di Quota 100 non verrà rinnovata dopo il 2021 e saranno necessarie delle misure sostitutive, più rigide, ma anche più sostenibili.
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