Aprire una Partita Iva è un passaggio obbligato per chi decide di aprire una start up. Vediamo i passaggi da fare.
Quando si parla di start up si parla di un’azienda giovane, che è nata da poco ma con un business plan avente tutto il potenziale per poter crescere in maniera rapida, veloce e vantaggiosa. Fino a poco tempo fa, una start up era un’azienda innovativa dal punto di vista tecnologico, anche se oggi il termine si è esteso notevolmente andando ad inglobare anche realtà meno “tecnologiche”. In economia, il termine startup identifica un’impresa emergente nelle forme di un’organizzazione temporanea o una società di capitali in cerca di soluzioni organizzative e strategiche che siano ripetibili e possano crescere indefinitamente. Una delle caratteristiche principali della start up è la sua scalabilità.
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Lo startup comprende tutte le spese relative alla costituzione della società e agli investimenti strutturali; gli stipendi; l’eventuale cauzione per l’affitto; le spese relative al materiale di consumo; l’indicazione del capitale proprio. In parole più semplici, la start up deve evolversi e migliorare; deve avere una fase di sperimentazione; deve essere scalabile, cioè non ripetibile in larga scala. I criteri selettivi per l’avvio di una start up sono stati fissati dalla legge 221/2012 che ha stabilito che una start up non deve essere costituita da più di 5 anni e, al secondo anno di attività, il valore della produzione non deve superare i 5 milioni di euro. Ma cosa accade con le Partite Iva?
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E la Partita Iva?
Aprire una partita IVA, per una start up è un passaggio obbligato anche se in Italia si può godere di numerose agevolazioni. Dal momento che una partita IVA in regime ordinario prevede dei costi anche molto alti, alcune nuove attività vengono aperte con partita IVA in regime forfettario che prevede un’aliquota al 5%, fino a cinque anni dall’inizio della nuova attività; trattandosi di un regime fiscale molto vantaggioso, chi decide di mettersi in proprio, di solito, cerca di usufruire di questo regime. In regime forfettario, infatti, la percentuale che andrà allo Stato italiano, in forma di imposte, è pari ad un massimo del 15%. Nella maggior parte dei casi, l’aliquota è ancora più bassa, raggiungendo addirittura il 5%. ù
Chi avvia nuove attività, infatti, viene agevolato con il regime forfettario: le attività nuove di zecca pagheranno un’aliquota del 5%. Per usufruire di questo regime, il futuro possessore di partita IVA non deve aver esercitato, nei tre anni precedenti all’apertura della partita IVA, alcuna attività che rientri in attività artistica, attività professionale
attività d’impresa. Il regime forfettario, in ogni caso, è riservato alle piccole imprese, ossia quelle il cui volume di affari annuo non superi i 65mila euro.