In Italia è possibile comprare casa con 1 euro. Non è una truffa, ma un modo per ripopolare alcuni borghi storici. Ma quali sono le regole? Andiamo a scoprire come cambia la normativa regione per regione.
Può sembrare l’occasione di una vita ed in effetti lo può diventare, a patto di effettuare la scelta con grande raziocinio, valutando tutti i pro e i contro. La moda delle casa ad 1 euro sta prendendo piede in tutte le regioni italiane e nasce da un dato demografico ineluttabile e drammatico al tempo stesso: lo spopolamento delle zone rurali e interne in favore delle città e dei loro hinterland. Questo processo ovviamente ha radici antiche ed è aumentato notevolmente dal secondo dopoguerra.
L’industrializzazione, il benessere provocato dal boom economico, la possibilità di avere servizi e lavoro a portata di mano ha portato milioni di italiani alla decisione di abbandonare i paesi natali e trasferirsi nella metropoli.
La conseguenza di questo flusso è stato lo svuotamento dei nostri borghi storici, dove l’età della popolazione media è davvero alta, ma l’abbandono ha causato anche la caduta in rovina di molti di essi. Si tratta di una grave perdita culturale e sociale, per questo alcune regioni e diversi sindaci hanno lanciato questa iniziativa che riscosso notevole attenzione anche all’estero.
Esiste veramente la possibilità di poter acquistare una casa antica, in un piccolo centro storico, al prezzo simbolico di un solo euro, ma questo comporta anche una serie di obblighi burocratici ed economici, oltre che psicologici: sareste in grado di vivere in un ambiente rarefatto, con pochi abitanti e con servizi più lontani?
Come acquistare una casa con 1 euro
Partiamo dai primi adempimenti. Se l’acquisto prevede il passaggio simbolico di 1 euro, l’acquisizione della proprietà potrebbe portare all’obbligo di ristrutturazione, che potrebbe essere davvero onerosa. Ma non solo: il comune potrebbe portare all’obbligo di residenza, proprio perché la ragione di fondo è il ripopolamento, possibilmente con famiglie giovani.
Un esempio è Delia, in Sicilia, dove il consiglio comunale vuole recuperare e valorizzare il centro storico, in pericolo di deterioramento. Chi, ad esempio, riceve la cessione, viene autorizzato ad aprire anche attività turistiche, ma anche negozi artigianali.
Nell’altro capo dello Stivale esiste invece Oyace, un paesino di 200 abitanti in Val d’Aosta. Il bando prevede il recupero degli immobili abbandonati e chi presenta domanda avrà un punteggio maggiore nel caso in cui decida di trasferirsi permanentemente.
In Piemonte invece c’è il piccolo comune di Borgomezzavalle. In questo caso con una spesa di ristrutturazione tra i 50mila e i 70mila euro è possibile diventare proprietari di due immobili, sempre con l’obiettivo di invertire la tendenza all’abbandono.
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In centro Italia invece c’è il paese di Cantiano, borgo medioevale delle Marche che punta alla rivalorizzazione degli immobili in stato di abbandono con l’affidamento ad 1 solo euro, mentre a Biccari, in Puglia, sono ben 12 le case a disposizione nel centro storico.
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Un case study di successo è invece quello di Nulvi, in Sardegna, dove sono state vendute tutte le case che il comune ha messo a disposizione, tanto che per ora l’iniziativa è stata sospesa, in attesa del nuovo bando.