I gestori di numerose strutture balneari estive lamentano la mancanza di lavoratori stagionali. La causa? Il Reddito di cittadinanza…
L’ultima denuncia in merito arriva da Nello, gestore di uno stabilimento balneare a Catanzaro. La situazione, però, non è affatto nuova: mancano i lavoratori stagionali e, in vista della prossima stagione estiva, ce n’è richiesta. “Non ci solo lavoratori”, ha denunciato Nello in collegamento con “Mattino Cinque”. La causa sarebbe tutta da ricercare nel reddito di cittadinanza, che di fatto aumenterebbe il numero di coloro che decidono o preferiscono rimanere a casa e percepire il sussidio più che lavorare. “I camerieri mi chiedono di lavorare a nero per non perdere il contributo assistenziale”, spiega il titolare del lido, lanciando l’allarme sulla situazione delicata dello stabilimento.
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L’allarme era già stato lanciato da Federturismo che poco tempo fa denunciava il fatto che, “in questa delicatissima e tanto attesa, fase di ripartenza per il turismo italiano sta accadendo qualcosa di molto preoccupane”. La Presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli evidenziava come, in tutto il Pese e con crescente frequenza, gli imprenditori non riescono a reperire sul mercato le professionalità e i profili normalmente in forza al settore durante i periodi di alta stagionalità. Anche per la Confederazione, la causa è dovuta al Reddito, che spinge molti a non voler lavorare e a beneficiare, al contrario del sussidio, “male interpretando lo spirito della misura, preferiscono continuare a percepire il sussidio al posto di rientrare nel mondo del lavoro”, proseguiva Lalli.
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Ma è davvero così? Se, infatti, da una parte manca la voglia di lavorare dall’altra i dipendenti lamentano le loro condizioni lavorative. Spesso, i lavoratori sono chiamati a turni infiniti, in condizioni pessime e poco valorizzanti. A questo si aggiungono paghe da fame che spingono molti a rinunciare al lavoro, pur di non sentirsi sfruttati.
I nuovi schiavi?
Un servizio di Repubblica ha indagato sul lavoro stagionale e i dipendenti si definiscono “Sottopagati e sfruttati: siamo noi i nuovi schiavi”, denunciando l’assenza di contratti e orari lavorativi che non vengono rispettati. Si denuncia, oltre ad uno scarso trattamento economico, anche pessime condizioni di vita e di lavoro. Una condizione, questa, che purtroppo segna il mondo del lavoro da tempo e che si inserisce in una crisi più generale del settore, fatta di precarietà, sfruttamento, stanchezza e poca valorizzazione del lato umano del lavoratore. Nel caso specifico di Nello, a voler lavorare sono i più giovani, spesso studenti universitari. Per il turno serale dalle 18 alle 24, Nello offre al mese un corrispettivo di mille euro in busta paga e il versamento dei contributi. Ma, dice a Mattino Cinque, non basta…