L’esperta Rosanna Schiralli risponde a tutte le domande e i dubbi sulla paghetta da dare ai figli.
Paghetta sì, paghetta no. A dare una risposta è Rosanna Schiralli, su OkSalute.it. Per molti genitori, dare la paghetta è diseducativo mentre altri pensano che possa essere un fattore di responsabilizzazione. “Si tratta di un’ottima abitudine, nient’affatto deleteria o diseducativa”, chiarisce Rosanna Schiralli, psicologa, psicoterapeuta e Presidente del Festival Nazionale dell’Educazione. Dare la paghetta, infatti, può essere utile nel momento in cui il ragazzino inizia ad avere un rapporto diretto con i soldi. In questo modo, può capire il “valore reale di ciò che acquista, che siano figurine, gelati, giochi, libri, ricariche del cellulare e golosità varie”, chiarisce la psicoterapeuta.
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I figli, ricevendo del denaro da utilizzare nel modo che preferiscono, iniziano a sentirsi autonomi e indipendenti. “Il messaggio che passa è che i genitori si fidano del bambino o dell’adolescente, riconoscono che sta maturando e autorizzano questa inevitabile crescita”, chiarisce Schiralli. La pratica, però, va gestita nel miglior modo possibile prestando attenzione alle modalità con cui dare la paghetta.
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I parametri
Ad esempio, uno dei primi parametri da valutare è quello dell’età. “Prima dei 10 anni è uno strumento inutile perché i bambini sono ancora troppo piccoli per avere delle “esigenze” personali e per comprenderne appieno il senso”, spiega Schiralli. Meglio quindi aspettare l’ingresso alla scuola secondaria, circa dagli 11 anni, a partire dai quali si potrebbe iniziare a dare piccole somme di denaro con cadenza settimanale o mensile. La somma di denaro deve essere equilibrata rispetto all’età del figlio: “se il bambino frequenta ancora la scuola secondaria, potremmo dargli circa 8 euro a settimana, mentre se il ragazzo è ormai un adolescente, potremmo stare sui 20 euro settimanali”, spiega la psicoterapeuta.
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Un punto sul quale l’esperta invita a fare attenzione, è che i genitori non devono assolutamente fare deroghe ed eccezioni. “Se il figlio spende tutta la paghetta prima del tempo, mamme e papà non devono dare aggiunte, altrimenti passa il messaggio che a ogni nuova richiesta il genitore sia sempre pronto ad aprire il portafoglio» ammonisce la psicoterapeuta. «Un consiglio: la fermezza e la coerenza devono venire da entrambi i genitori, perché se uno dei due cede alle richieste viene meno l’autorevolezza genitoriale. I genitori separati, invece, devono mettersi d’accordo e non agire indipendentemente l’uno dall’altro, per evitare di elargire somme di denaro non congrue”, conclude Schiralli.