A fine anno, Quota 100 si concluderà. Quali sono gli scenari al momento più in voga? Vediamoli.
A fine anno, Quota 100 si concluderà. Cosa accadrà dopo? Diverse le ipotesi in campo, per evitare soprattutto un gap di ben 5 anni di età . Si pensa, ad esempio ad una sostituzione con Quota 102: il requisito dell’età passerebbe a 64 anni, mentre quello per i contributi rimarrebbe a 38 con non oltre due anni di versamenti figurativi. Nessun taglio per l’assegno: le penalizzazioni sono incluse nel meccanismo del calcolo dei coefficienti di trasformazione, che riducono in modo automatico la pensione tutte le volte che si anticipa l’uscita dal lavoro.
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Un’altra proposta arriva da Pasquale Tridico, Presidente dell’Inps. Chi decide di andare in pensione a 62-63 anni, avrà un assegno calcolato tramite sistema contributivo. Quando la persona che va in pensione in anticipo compirà 67 anni, l’assegno sarà dunque ricalcolato secondo i requisiti del sistema retributivo. Secondo Tridico, bisogna inoltre pensare ad una pensione anticipata, a 63 anni, per i lavoratori fragili. Si potrebbero usare i fondi di solidarietà, ossia fondi alimentati dalle stesse imprese con una contribuzione sullo 0,32% della retribuzione. Secondo Alberto Brambilla, esperto in previdenza, si potrebbero inserire fondi di solidarietà per industria, commercio, artigianato e agricoltura. In questi contesti potrebbe essere permessa un’uscita anticipata con 62 anni d’età e 35 di contributi versati.
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Le richieste dei sindacati
Eppure, l’idea trova contrari i sindacati, che si oppongono “ad una pensione spacchettata e penalizzata nei primi anni”. I sindacati premono affinché, raggiunta una certa quantità di contributi sia possibile andare in pensione a ogni età, qualunque lavoro si sia svolto. Un’opzione possibile per i lavoratori precoci; disoccupati per licenziamento individuale o collettivo, per giusta causa o risoluzione consensuale e che abbiano concluso da almeno 3 mesi la fruizione della NASPI o altra indennità; per caregiver o lavoratori dipendenti e autonomi che nel momento in cui fanno richiesta si stiano occupando di assistere da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado che vive con loro con handicap come ai sensi della legge 104; per invalidi civili almeno al 74% dipendenti o autonomi con riduzione capacità lavorativa o persone addette a mansioni usuranti o gravose eseguite per almeno 7 anni negli ultimi 10 anni.