Flat tax, cos’è la tassa di cui parlano Matteo Salvini e Mario Draghi

Si torna a parlare di tasse. Al centro della discussione tra la maggioranza c’è la Flat Tax, rilanciata da Matteo Salvini negli ultimi giorni.

Matteo Salvini da una parte. Enrico Letta dall’altra. Nella maggioranza lo scontro è aperto e il nodo riguarda la Flat Tax, che accende gli animi all’interno dei partiti. A rilanciare la Flat Tax è stato proprio il leader della Lega, che qualche giorno fa ha ribadito la fermamente la sua convinzione: “Sulla flat tax ci arriveremo: siamo pazienti e cocciuti. Magari non ci arriveremo ora, con Conte, Grillo e Letta, ma prepariamo il terreno mattoncino dopo mattoncino”, ha detto nelle scorse ore il leader del Carroccio che ribadisce ancora un concetto. Dall’altra parte c’è Enrico Letta , che propone una tassa sulle eredità milionarie , attraverso un’aliquota sulle eredità e le donazioni da più di 5 milioni, che possa salire gradualmente dall’attuale 4% a un massimo del 20%.

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Ora che se ne ritorna a parlare, molti si chiedono: cos’è la flat tax? Il modello di “tassazione piatta” propone di introdurre, al posto delle attuali cinque aliquote Irpef e dei cinque scaglioni di reddito, un’aliquota unica. In Italia, il sistema fiscale progressivo prevede infatti 5 scaglioni di aliquota per il pagamento dell’Irpef che verrebbero ridotte ad uno soltanto con la Flat Tax. La Lega, vorrebbe imporre un’aliquota fissa per tutti del 15%, a prescindere dal reddito.

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Una posizione che non è cambiata. “Arriverà prima o poi l’estensione della flat tax in Italia. Magari non ci arriveremo ora, con Conte, Grillo e Letta, ma prepariamo il terreno mattoncino dopo mattoncino”, insiste Salvini all’Ansa.  Eppure, una recente inchiesta su report ha mostrato come la flat tax, attiva in altri paesi europei, sia disfunzionale al sistema economico-sociale di una nazione. Una delle prime conseguenze, ad esempio, è l’inasprimento del divario tra chi detiene la maggior parte del patrimonio del paese e chi ne è quasi totalmente privo: la tassa infatti da vantaggio alle classi più ricche della popolazione.

La proposta, nel 1994, era stata rilanciata anche da Forza Italia, che prevedeva una tassazione al 23%, con un’esenzione fiscale per i redditi fino a 12.000 euro e, anche in questo caso, con sistemi di detrazioni e deduzioni per famiglie e redditi bassi.

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