Per il 2021 sono previsti due bonus docenti. Vediamo quali sono e come funzionano.
Per il 2021, sono previsti due bonus docenti . Il primo, è la carta del docente da 500 euro, al quale vanno aggiunti 100 euro in più in busta paga per coloro che hanno lavorato in sede nel mese di marzo 2020. In sostanza, per quest’anno, i bonus docenti saranno due, dal momento che la Legge di Bilancio 2021 ha confermato la carta docente da 500 euro. Inoltre, il Governo ha deciso di sostenere i lavoratori dipendenti che hanno continuato a lavorare nella sede di lavoro nel mese di marzo del 2020, come previsto dall’articolo 63 del Decreto Legge del 17 marzo 2020.
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Il bonus docenti consiste in un buono da 500 euro che i docenti possono spendere per acquistare libri e testi scolastici, sia cartacei che e-book; pc e tablet; iscrizione a corsi d’aggiornamento svolti da enti accreditati presso il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca; iscrizioni a corsi di laurea o master professionalizzanti inerenti al profilo professionale; biglietti per musei, mostre ed eventi culturali; iniziative presenti nel Decreto Buona Scuola. Ma anche strumenti come webcam, microfono, scanner, hotspot, penne usb e tutti gli strumenti utili per facilitare le attività svolte in DAD.
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Possono fare richiesta per la carta del docente i docenti di ruolo, di ogni ordine e grado che prestano servizio anche nelle scuole militari o all’estero. La domanda deve essere presentata esclusivamente in via telematica collegandosi alla pagina dedicata all’interno del sito web del Ministero dell’Istruzione. E’ necessario quindi essere in possesso dello Spid, l’identità digitale. La somma andrà spesa entro 24 mesi ed è valida sia per acquisti online che per acquisti effettuati in negozi fisici.
Per quanto riguarda al bonus di 100 euro in busta paga, come deciso dal Decreto Legge del 17 marzo 2020, articolo 63, questo può essere richiesto dai lavoratori che hanno prestato servizio presso la propria sede di lavoro nel mese di marzo 2020, nello specifico fino al 4 marzo. Rientrano anche i lavoratori del personale scolastico che ha continuato a lavorare in sede nel periodo di piena pandemia. Inoltre, ne hanno diritto i dirigenti scolastici e il personale ATA che ha dovuto recarsi a scuola per svolgere attività indifferibili.
L’importo dipende dal rapporto tra i giorni di presenza in sede a marzo 2020 e quelli lavorativi . Spetta, però, a chi ha un reddito inferiore ai 40.000 euro anni.
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