Nel nuovo pacchetto del decreto Sostegni bis, sono allo studio una serie di misure che riguardano il lavoro. Facciamo il punto sui vari contratti: di rioccupazione, di solidarietà, di espansione.
Contratto di solidarietà, di rioccupazione, di espansione: nel nuovo pacchetto del decreto Sostegni bis, sono allo studio una serie di misure che riguardano il lavoro. Il decreto, che prevede lo stanziamento di 40 miliardi, mette al centro le imprese, il lavoro e le professioni. Le dichiarazioni di voto avranno inizio oggi, martedì 18 maggio, alle 15.00 La votazione partirà dalle 16:30. Domani, a partire dalle 9.30, ci saranno invece le votazioni degli ordini del giorno, prima delle dichiarazioni di voto finali alle 19.00. Il via libera dovrebbe arrivare tra domani e giovedì.
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Il provvedimento mira a fornire contributi alle imprese messe in difficoltà a causa del Covid; a fornire aiuti alle partite Iva ; a sostenere alcuni settori specifici. Previsti sgravi contributivi in ottica di assunzione o mantenimento del personale, in vista della fine del blocco dei licenziamenti. Dovrebbero essere 18 i miliardi di contributi a fondo perduto da destinare alle aziende e alle partite Iva in difficoltà economica. Importo che si aggiunge ai 27 miliardi di sussidi versati alle imprese. Vediamo meglio nel dettaglio i vari contratti previsti.
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Il contratto di rioccupazione è un contratto a tempo indeterminato che prevede la formazione ed un periodo di prova di massimo sei mesi, con uno sgravio contributivo del 100% per il datore di lavoro che assumerà tramite questo particolare contratto. Lo sgravio contributivo, tuttavia, andrà restituito nel caso in cui il lavoratore non venga assunto al termine della prova. La misura mira a far ripartire l’occupazione ed è stata proposta dal ministro del Lavoro Andrea Orlando. In vista della ripresa dei licenziamenti, infatti, c’è urgenza di spingere le assunzioni con contratti a tempo indeterminato. Il contratto di rioccupazione dovrebbe poter essere applicato a tutti i settori e riguarderà tutte le nuove assunzioni. Non ci sarà nessun limite legato all’età, alla residenza o al genere.
Il contratto di solidarietà ha la funzione di ridurre l’orario di lavoro dei dipendenti con lo scopo di evitare riduzione di personale o al contrario incrementare l’organico. Nel primo caso, si parla di contratti di solidarietà “difensivi”; nel secondo, di “espansivi”. I contratti di solidarietà difensivi sono accordi aziendali stipulati con lo scopo di ridurre l’orario di lavoro per evitare esuberi di personale. La contrazione complessiva non potrà eccedere il 70% dell’orario di lavoro. Inoltre, la riduzione media oraria di tutti i destinatari del CDS non potrà superare il 60% dell’orario giornaliero, settimanale o mensile. La Cassa integrazione a copertura dei periodi in solidarietà non potrà eccedere i 24 mesi nell’arco di un quinquennio.
Il contratto di solidarietà espansivo è stato sostituito, a partire dal 30 giugno 2019, dal “contratto di espansione” riservato ad aziende con oltre 1.000 dipendenti, interessate da processi di re-industrializzazione e riorganizzazione che necessitano di una modifica delle procedure aziendali in un’ottica di progresso e sviluppo tecnologico. Le ore perse a seguito dell’intervento del CDS sono a carico dell’INPS, attraverso l’istituto della Cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS). La CIGS infatti ammonta all’80% della retribuzione globale che sarebbe spettata al dipendente per le ore non prestate comprese fra zero ore e l’orario previsto dal CCNL applicato per i tempi pieni. L’impresa può stipulare contratti di solidarietà per una durata massima di 2 anni, prorogabili di altri 2 anni.
Il contratto d’espansione consente alle aziende una pluralità di azioni. In primis, far uscire personale a 60 mesi dalla pensione di anzianità; in secondo luogo, permette di assumere risorse qualificate; ma anche di utilizzare la Cigs fino a 18 mesi con una riduzione media oraria del 30% per i lavoratori privi dei requisiti per lo “scivolo”. Infine, permette di formare i dipendenti sulle competenze che necessitano di aggiornamenti. Fino ad adesso, il contratto di espansione ha riguardato solo le imprese con almeno 250 dipendenti. Il Sostegni bis abbassa la soglia a 100 dipendenti, arrivando a coinvolgere circa 15 mila aziende e raggiungendo una platea potenziale di circa 27 mila dipendenti nel 2021 . Il contratto di espansione mira ad aiutare le riconversioni e le ristrutturazioni aziendali.
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Il lavoratore che aderisce all’accordo percepisce una pensione pari a quella maturata al momento dell’uscita. Il costo, per tutta la durata dell’anticipo, è a carico dell’azienda, al netto del valore della Naspi spettante a chi va in prepensionamento. L’obiettivo è favorire la ristrutturazione delle imprese in crisi, evitando il fenomeno degli esodati. Inoltre, è un aiuto al ricambio generazionale, in quanto l’accordo tra azienda e sindacati deve contenere anche un certo numero di nuove assunzioni. Il contratto di espansione può essere firmato dai dipendenti con meno di 60 mesi dal decorrere della pensione, sia quella di vecchiaia che quella anticipata. I lavoratori devono chiudere il rapporto entro il 30 novembre 2021. La pensione che poi riceveranno sarà cumulabile con qualsiasi reddito da altra attività lavorativa.
L’azienda deve invece siglare un accordo sindacale presso il ministero del Lavoro, sottoscritto dalla parti. Devono essere specificati: il numero dei lavoratori da assumere ; la durata dei contratti; la riduzione media dell’orario di lavoro e il numero dei lavoratori interessati; il numero dei lavoratori che possono avere l’indennità mensile di accompagnamento alla pensione; una stima dei costi a copertura del beneficio per l’intero periodo della Naspi al lavoratore. Le aziende con meno di mille dipendenti decideranno in sede di accordo il numero di lavoratori a tempo indeterminato da assumere, mentre le aziende con più di mille dipendenti potranno decidere di assumere 1 nuovo lavoratore ogni 3 esodati. Le assunzioni , in ogni caso, devono essere fatte entro la fine del 2021.
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