Tutto ciò che c’è da sapere sul contratto di espansione, la pensione anticipata 5 anni prima: cos’è e a chi conviene davvero.
La misura è contenuta nel “pacchetto lavoro” proposto dal ministro del Lavoro Andrea Orlando e sarà probabilmente inserita nel Sostegni bis, che dovrebbe avere via libera la prossima settimana settimana. A partire dal 1° luglio , infatti, viene meno l’obbligo del blocco dei licenziamenti e, per evitare risvolti catastrofici, si cerca di agire come si può introducendo misure che possano agevolare il tutto. Per questo, il contratto di espansione permette di mandare in pensione su base volontaria i lavoratori, fino a 5 anni prima dei normali requisiti richiesti, previo accordo tra azienda e sindacati.
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Il contratto d’espansione consente alle aziende una pluralità di azioni. In primis, far uscire personale a 60 mesi dalla pensione di anzianità; in secondo luogo, permette di assumere risorse qualificate; ma anche di utilizzare la Cigs fino a 18 mesi con una riduzione media oraria del 30% per i lavoratori privi dei requisiti per lo “scivolo”. Infine, permette di formare i dipendenti sulle competenze che necessitano di aggiornamenti.
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Cosa cambia
Fino ad adesso, il contratto di espansione ha riguardato solo le imprese con almeno 250 dipendenti. Il Sostegni bis abbassa la soglia a 100 dipendenti, arrivando a coinvolgere circa 15 mila aziende e raggiungendo una platea potenziale di circa 27 mila dipendenti nel 2021 . La stima è contenuta nella bozza di relazione tecnica alla norma da inserire nel decreto Sostegni bis che interviene nuovamente sullo strumento introdotto nel 2019. Il contratto di espansione mira ad aiutare le riconversioni e le ristrutturazioni aziendali.
Il lavoratore che aderisce all’accordo percepisce una pensione pari a quella maturata al momento dell’uscita. Il costo, per tutta la durata dell’anticipo, è a carico dell’azienda, al netto del valore della Naspi spettante a chi va in prepensionamento. L’obiettivo è favorire la ristrutturazione delle imprese in crisi, evitando il fenomeno degli esodati. Inoltre, è un aiuto al ricambio generazionale, in quanto l’accordo tra azienda e sindacati deve contenere anche un certo numero di nuove assunzioni.
Chi può firmarlo?
Il contratto di espansione può essere firmato dai dipendenti con meno di 60 mesi dal decorrere della pensione, sia quella di vecchiaia che quella anticipata. I lavoratori devono chiudere il rapporto entro il 30 novembre 2021. La pensione che poi riceveranno sarà cumulabile con qualsiasi reddito da altra attività lavorativa.
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L’azienda deve invece siglare un accordo sindacale presso il ministero del Lavoro, sottoscritto dalla parti. Devono essere specificati: il numero dei lavoratori da assumere ; la durata dei contratti; la riduzione media dell’orario di lavoro e il numero dei lavoratori interessati; il numero dei lavoratori che possono avere l’indennità mensile di accompagnamento alla pensione; una stima dei costi a copertura del beneficio per l’intero periodo della Naspi al lavoratore. Le aziende con meno di mille dipendenti decideranno in sede di accordo il numero di lavoratori a tempo indeterminato da assumere, mentre le aziende con più di mille dipendenti potranno decidere di assumere 1 nuovo lavoratore ogni 3 esodati. Le assunzioni , in ogni caso, devono essere fatte entro la fine del 2021.