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Aprire Partita Iva nel 2021, come fare e quanto costa

Published by
Chiara Feleppa

Vuoi o devi aprire una Partita Iva ma sei spaventato dai costi di gestione? Vuoi saperne di più sui tempi, sui regimi e sulle spese da sostenere? Sei nel posto giusto per fare un po’ di chiarezza! 

Quando si decide di aprire una partita IVA, bisogna considerare diversi fattori, a partire dalla convenienza fino ai costi da sostenere che posso spaventare. Tuttavia, chiunque decida di aprire un’attività in proprio – ma anche freelance che iniziano l’attività e piccoli imprenditori – devono mettere in conto la necessità di doverlo fare. Infatti, qualora si superino i limiti della prestazione occasionale, non resta altro che ricorrere alla P.Iva. Prima di aprirla, però, ci sono diversi fattori da considerare. Anche se in generale è meglio valutare singolarmente caso per caso la situazione di chi si appresta a farne richiesta, le condizioni di partenza sono due: da un lato, continuità e l’abitualità dell’esercizio dell’attività; dall’altro, la professionalità e l’esercizio in forma organizzata dell’attività.

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E’ importante, quindi, in via preliminare valutare quanto convenga aprire P.Iva, oppure se scegliere altre strade, come la creazione di una società o l’utilizzo della ritenuta d’acconto. Prima di poter aprire una partita IVA, è inoltre necessario dotarsi di un indirizzo di posta elettronica certificata, che dovrà essere utilizzato per inviare e ricevere tutte le comunicazioni ufficiali. Tuttavia, l’apertura di P.Iva si rende necessaria anche quando l’attività di per se non ha prodotto alcun ricavo. L’aspetto che conta non è il risultato, ma la propensione del soggetto ad esercitare un’attività idonea a produrre reddito anche se quel reddito non è stato generato.

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Regime ordinario o forfettario?

Una delle prime cose da valutare è il regime: quello forfettario o quello ordinario. 
Una partita IVA con regime ordinario può essere aperta da chiunque voglia avviare un’attività professionale o un’attività produttiva, in forma autonoma. Diversi gli obblighi, tra cui l’iscrizione alla gestione separata INPS; l’iscrizione all’INAIL per l’assicurazione obbligatoria; il pagamento dell’IRPEF o dell’IRES e dell’IRAP. La partita IVA con regime forfettario gode di diverse agevolazioni: un regime contabile semplificato senza obbligo di registri contabili, di iscrizione INAIL, di compilazione degli ISA, iscrizione al Registro delle Imprese e altro. Inoltre, gode di un regime fiscale con aliquota unica. Chi ha una partita IVA con regime forfettario pagherà il 15% di imposte su una base imponibile calcolata in maniera forfettaria, a seconda del codice ATECO scelto.

Come accedere al regime forfettario?

Per accedere al regime forfettario, bisogna rispettare un limite reddituale massimo di 65 mila euro annui e diverse cause ostative. In questo caso, il professionista con partita IVA non può avere un reddito da lavoro dipendente superiore ai 30 mila euro, spendere più di 20 mila euro per collaboratori, avere partecipazioni in società. Le partite IVA forfettarie inoltre non hanno obbligo di fatturazione elettronica. Le differenze riguardano quindi il limite reddituale all’ingresso; la tassazione dei redditi; il regime contabile semplificato; il limite al pagamento dei collaboratori; la partecipazione in società e aziende; il pagamento IRAP; l’iscrizione INAIL.

Come aprire P.Iva?

Per aprire una partita IVA bisogna fare richiesta all’Agenzia delle Entrate, che provvederà ad attribuire al richiedente il codice di 11 cifre utile per identificare il soggetto richiedente ( o numero di partita IVA). La procedura gratuita non ha costi ma, se si decide di rivolgersi ad un professionista, ci sono costi da sostenere legati alla sua consulenza e all’avvio della pratica. L’apertura della Partita IVA viene effettuata presso la sede competente dell’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dall’inizio dell’attività professionale o produttiva.

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Per aprire la partita IVA si dovranno compilare i modelli AA9/12 o AA7/10, nei quali va indicato il codice ATECO della propria attività. Una volta compilati, i moduli possono essere riconsegnati a mano, inviati via raccomandata con ricevuta di ritorno o per via telematica grazie al software messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Infatti, sia le partite IVA in regime ordinario quanto quelle in regime forfettario devono effettuare l’iscrizione obbligatoria a una cassa previdenziale, nella maggior parte dei casi gestione separata INPS, con aliquote differenti a seconda dell’attività svolta o del regime fiscale scelto. Gli appartenenti a ordini professionali dovranno effettuare l’iscrizione alla cassa previdenziale dell’ordine, alla quale effettuare il versamento annuale dei contributi.

I costi

I costi sono comunque legati alla gestione della P.Iva:

  • l’iscrizione al registro delle imprese tenuto dalla Camera di Commercio competente. In questo caso i costi da sostenere sono di circa 150 euro all’anno;
  • contributi previdenziali. In questo caso l’onere varia a seconda dell’iscrizione alla gestione separata INPS, della gestione artigiani e commercianti INPS o dell’iscrizione alla cassa di previdenza obbligatoria dei professionisti. In questo caso l’onere è variabile a seconda del reddito;
  • imposta sostitutiva del regime forfettario. Il regime di tassazione è pari al 5% del reddito dell’attività (per i primi cinque anni). Successivamente si passa con tassazione al 15%;
  • SCIA: comunicazione certificata di inizio attività. Si tratta di una pratica che deve essere presentata al Comune ove si inizia l’attività. In questo i costi per diritti e bolli variano ma si rimane intorno alle 300 euro.

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