Il Decreto Sostegni ha rimandato la Plastic Tax al 2022. Ecco di cosa si tratta e perché è stata rinviata al prossimo anno.
Nuovo rinvio per la Plastic Tax. Il decreto Sostegni bis posticipa infatti al 1° gennaio 2022 l’imposta sul consumo di manufatti in plastica monouso. Originariamente fissata a luglio 2020, la Plastic Tax è già stata spostata al 1° gennaio 2021 dal decreto Rilancio; successivamente al 1° luglio 2021 con la legge di Bilancio. Ma cos’è la plastic tax?
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La Plastic Tax è una tassa del valore fisso di 0,45 centesimi di euro per ogni chilo di prodotti di plastica monouso venduto, cosiddetti MACSI. La tassa grava sull’azienda produttrice del MACSI, sull’eventuale importatore e sull’acquirente. L’imposta si applica al consumo dei manufatti realizzati con materiale plastico aventi funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci che siano stati ideati ed immessi sul mercato per un singolo impiego. Prodotti, insomma, che non siano stati progettati per essere riutilizzati.
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Sono esclusi i prodotti compostabili; dispositivi medici; dispositivi di preparazione e protezione di medicinali. Nel caso in cui la materia plastica contenuta nei MACSI proviene da processi di riciclo, i MACSI sono soggetti all’imposta, ma la base imponibile deve essere ridotta in misura proporzionale rispetto alla quantità di plastica utilizzata che abbia questa provenienza. I MACSI soggetti ad imposta sono quelli realizzati nel territorio italiano; quelli provenienti da altro paese dell’Unione europea; quelli provenienti da paese non facente parte dell’U.E.
Come si accerta l’imposta
L’accertamento dell’imposta avviene sulla base di dichiarazioni trimestrali presentate all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli entro la fine del mese successivo al trimestre solare cui la dichiarazione si riferisce. Sono i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a dover le attività di accertamento, verifica e controllo dell’imposta, con facoltà di accedere presso gli impianti di produzione di MACSI al fine di acquisire elementi utili ad accertare la corretta applicazione delle disposizioni in esame. L’importo dovuto minimo è di 10 euro, cifra al di sotto del quale l’imposta non deve essere versata.
Sanzioni
La nuova disciplina stabilisce che il mancato pagamento dell’imposta è punito con la sanzione amministrativa dal doppio al decuplo dell’imposta evasa, con un minimo di 500 euro. Nel caso in cui, invece, il pagamento dell’imposta arrivi in ritardo è prevista la sanzione amministrativa pari al 30% dell’imposta dovuta, con un minimo di 250 euro.